La realtà è un colore

La realtà è un colore

La realtà è un colore (Viareggio 1976). È stata la mia prima raccolta, in quello strano incontro di un adolescente che amava la poesia e di un giovane giunto all'età adulta con gli stessi sogni di ieri, cercando ancora modi e strade per esaudirli. Stampai quel libro presso una tipografia di Viareggio, insieme a un amico pittore, che ne illustrò pagine e temi, dividendo con me le spese. Gran parte delle poesie che lo componevano andarono poi in Opera Prima, prima pubblicazione presso una casa editrice, Miano, che vide la luce nel 1983.

 
 

Poesia a una donna
La realtà è un colore un istinto
un riflesso,
l'aria che brucia
sugli orti i giardini
la vita il suo dirci non dirci
la pioggia la noia
la noia di dirti
i tuoi giochi i gioielli i figli....

I tuoi occhi sereni Jessica,
la coda del cane
il pane il vino sul tavolo tondo
e noi intorno a guardarti
a battere le mani
e tu a ridere
e i capelli che ti fanno la coda,
la coda del pavone.
E domenica a messa
e domani è domani e la vita è così.
E la stufa la luce i calzini sgualciti
la pappa la nonna
la carne il coniglio
le rose il giardino, che noi non l'abbiamo,
e neppure l'armadio
quello grosso di legno
di noce massello.
E domenica a messa; poi i colli
le strade
la spilla che metti
con il sole le viole
le macchine belle
i sorrisi la gente,
che ti tocca la guancia.
E l'inverno che viene, e fa capolino.
E la notte con l'orco
l'asilo la scuola
la fata lontana
e il signore Gesù.
E domani c'è il prete
il maestro il rettore
il marito il lavoro
e ora dormi amore

La realtà è un colore
un istinto un riflesso
l'aria che brucia
sugli orti i giardini
...   ...    ...    ...

 

Canzone d'amore
Guardate le nuvole, corrono
s'alzano al vento! La felicità
è un vento che guida la vita,
un palcoscenico di sorrisi!

Io non trovo mai qualcuno
che vuole trovare qualcuno
come penso,
è un caso
se per caso sei qui.
Stai sospesa sul mio filo
e dici
"La felicità è un vento
che porta la vita,
un occhio aperto nell'incertezza! "

Bussola o dado noi giochiamo,
tutto.
Sotto le lampadine
di pallide abat-jour
intrecciamo le dita. Stuzzicandoti
cammino
sul tuo corpo
come un ragno innamorato
"non voglio
andarmene dalla tua ragnatela — dici
e getti nel mio occhio aperto
ridendo
i tuoi denti e le parole.
Io t'inseguo, su e giù.
Come un cane poliziotto
travestito da part-time
m'infilo nell'ora dei tuoi pensieri;
capostazione senza orari
sbircio i convogli frettolosi.
Ma tu fuggì!
Da ogni finestrino scocca
un bacio
e le tue braccia sono girandole di fuochi.

Dalle ascelle s'arrampica
frettoloso un ragnetto.

 

Salimmo la città
Tutto è morto tutto è morto ormai!
Le grandi ginestre
abbarbicavano i fianchi delle case
Ciliegi in fiore
mostravano fragili colori.
Dal pennone volò l'allodola
Un cane scompose i colori
La mano ravvivò i capelli

(...il simposio il simulacro la simulia
babilonia roma...)
Generali travestiti da mondane
affondano nei musei

E tu dipani quel nostro domani!
Sulla finestra hai posato
il tuo vestito il tuo passato
e dei tuoi ori più niente rimane.
Del tempo il segno oscilla
ad un punto che non ha più,
e del pendolo rimane
imprecisa una circonferenza

 

La spilla rossa
Quella spilla rossa sul maglione di lana, e due batuffoli
di cotone ti uscivano dalla manica
quella volta che te ne andavi veramente.
Ma il cuore poi è un grande ritorno!
Non parliamone più — dicevi — queste parole non
spiegano più niente — dicevi —
allora io pensiamo più serenamente
dicevo
ma (il cuore) (il cuore) a Volterra quella sera nella piazza
come lo sentivi?

Oppure quelle linee che ti sconsolano, che ti avvolgono,
l'andarsene dei portici,
i giochi,
le ghiaie  (le ghiaie)  s'accavallavano alle rive,
e il sorriso che spunta.

E il sentiero che prendesti
ti riportò
tra le fanfare del carnevale
quando scoppiò all'improvviso Burlamacco.