Jan De Vree

Jan De Vree

"Ma esiste una essenza rivoluzionaria dell'avanguardia?"
"...le parole e le immagini (ma anche i gesti, i suoni ecc.) della poesia visiva sono uno strano e autentico riciclaggio estetico dell'enorme produzione dei mass media. Di conseguenza, stiamo parlando non di una parodia, non di una consapevolezza esclusivamente ironica, ma di una consapevolezza critica che rovescia il segno e il significato della comunicazione sociale, che agisce nel cuore del sistema come un cavallo al Troia. In una parola, la Poesia Visiva è una guerriglia semiologica”
Eugenio Miccini sulla poesia visiva, in: Visual Poetry, exhibition catalogue Otis/Parson Gallery, Los Angeles, 1990 

-Lotta Poetica
Si può tranquillamente affermare che i periodici specializzati in arte svolgono un ruolo importante nel sistema dell'arte contemporanea come strumenti informativi e critici che forniscono informazioni riguardanti le attività dei musei e delle gallerie e, più in particolare, come piattaforma teorica e di riflessione per artisti, critici e gruppi di avanguardia. Tra le varie riviste d'avanguardia apparse nel secondo dopoguerra, le più interessanti sotto il profilo dell'innovazione artistica e delle riflessioni teoriche sono i periodici degli artisti. Per periodici degli artisti' intendiamo i periodici e le riviste creati e diretti da artisti e da loro utilizzati come strumento per diffondere le loro pratiche artistiche e le loro idee. Nel giugno del 1971 appare il primo numero di Lotta Poetica pubblicato dal poeta visivo italiano Sarenco e dal poeta belga Paul De Vree. Nel decennio degli anni '70 questa rivista era destinata a diventare la piattaforma centrale del movimento internazionale della Poesia Visiva pubblicando sia poesie visive che articoli polemici. 

Per ciò che riguarda la nascita e i primi passi della Poesia Visiva, preferisco indirizzare il lettore ad altre pubblicazioni che affrontano l'argomento in maniera dettagliata. E chiaro che l'avanguardia storica (Futurismo, Dadaismo, Costruttivismo e Surrealismo) e in modo particolare gli scritti di Apollinaire e l'opera enigmatica di Marcel Duchamp, caratterizzata da un forte elemento concettuale e verbale con giochi di parole e anagrammi che integrano e persino ispirano l'immagine visiva, hanno notevolmente influenzato nel dopoguerra la generazione di artisti che, negli anni ‘60, esplorarono tanto il potenziale visivo del testo quanto gli elementi verbali dell'arte visiva. La Poesia Visiva è un fenomeno italiano scaturito nel 1963 dal Gruppo 63 e dal Gruppo 70. Ricorsero a questo nome per distinguere la loro poesia dalla poesia concreta. Poesia Visiva è l'equivalente di 'visual poetry’ ma l'espressione ha diverse dimensioni. "Visiva' fa immediatamente pensare a visione e quindi alla sua natura di poesia socialmente impegnata. A parte questo, la Poesia Visiva è anche caratterizzata dall'uso del materiale fotografico proveniente dal mondo della pubblicità e del giornalismo. Inoltre il carattere visivo si riflette nel suo nome. La Poesia Visiva è la continuazione della poesia concreta-visiva con la quale si tenta di estendere il concetto di poesia oltre i mezzi di espressione e le limitazioni fino ad allora in uso esprimendo anche una critica sociale. 

De Vree considera la Poesia Visiva la forma d'arte più progressista sotto il profilo della fusione o della simbiosi auspicata dal dadaismo e la descrive "rigeneratrice della consapevolezza e della visione di un mondo non alienato". Secondo De Vree, il poeta visivo conserva una posizione critica rispetto alla società e registra - in maniera ironica o satirica - la sua protesta contro l'ingiustizia, la schiavizzazione, lo sfruttamento e l'indottrinamento. In questo caso l'artista non è semplice cronista, ma desidera contribuire attivamente a stimolare la coscienza della società attraverso la poesia che partecipa alla vita quotidiana e opera come un segno sulla parete, un segnale nella città, persino al cospetto del mondo, ed è uno squillante richiamo all'azione, alla rivoluzione. 

Influenzata dal Situazionismo, Lotta Poetica chiama il poeta e l'artista a ribellarsi combattivamente contro l'estetismo neutro della struttura culturale immersa in una mentalità capitalista (borghese e religiosa) e ad accoppiare la coscienza delle potenzialità del linguaggio (della poesia) con la consapevolezza dei difetti intrinseci di questo tipo di società senza collocare questa posizione socio-politica al servizio di un particolare partito politico o gruppo di pressione. Inoltre Lotta Poetica sostiene - per contrastare la virtuale scomparsa delle collezioni di poesia nell'anonimato delle biblioteche - che la poesia deve fare ricorso ai nuovi media popolari quali la radio e la televisione per meglio arrivare a tutti gli strati della società. 

Durante il primo anno di Lotta Poetica, si andarono sviluppando un rapporto e una comprensione più profondi tra Jean François Bory, Michele Perfetti, Herman Damen, Paul De Vree, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Alain Arias-Misson, Luciano Ori e Sarenco. A partire dal 1972 formarono un gruppo noto come “Poesia visiva internazionale". Julien Blaine e Franco Verdi si unirono al gruppo alla fine degli anni ‘70. Il gruppo comprendeva una rete molto estesa e si sviluppo grazie alla partecipazione collettiva a esposizioni, alla produzione di multipli, di dischi, di film e video, alla compilazione di antologie di poesia visiva internazionale ecc. 

-Licenza Poetica
Sia la poesia concreta che la poesia visiva individuarono nella lingua il principale materiale tematico con la differenza che la Poesia Visiva utilizzava come tema anche il contesto in quanto la Poesia Visiva impiega frammenti del contesto per dare vita ad altri contesti: in tal modo lo spettatore entra in contatto con ciò che può garantire un modo nuovo di vedere le cose. Il poeta visivo sceglie una particolare varietà di informazioni, le ricicla e poi le cita nella sua opera: immagini, parole e frammenti di testo vengono decontestualizzati e trasformati, pur conservando una sorta di riconoscibilità riguardo alle immagini, alle citazioni del testo e ai frammenti di lettere come se operassero in un contesto completamente diverso, sia esso critico, grottesco o umoristico. In questo modo possono unirsi diversi livelli: critica linguistica, critica dell'arte, critica socio-politica ecc. Sembra quindi che la Poesia Visiva abbracci una parte di ciò che è percepibile dei mass media, un riflesso che grazie alla Poesia Visiva appare più profondo e sicuro di quanto mai ottenuto dalla Pop Art. La Poesia Visiva è quasi parente della Pop Art in quanto entrambe si sono affacciate alla ribalta nel medesimo periodo. Questo parallelismo esiste nella citazione di frammenti della realtà di tutti i giorni, più in particolare di tutto ciò che proviene dal mondo dei media e della pubblicità 

Detto questo, l'uso della lingua da un punto di vista ideologico é differente: la citazione nella Pop Art è prevalentemente non impegnativa e generalmente serve uno scopo puramente visivo, mentre nella Poesia Visiva la citazione non solo avvia un dialogo critico con la cultura del media in genere, ma sottolinea anche in maniera pronunciata la sostanziale malleabilità di ciascuna immagine. In questo senso la Poesia Visiva è uno strumento critico e intelligente impiegato nella società nella misura in cui può essere utilizzato per smascherare le strutture di potere e le 'verità' dei mass media. 

Concepita come 'poesia totale’ e caratterizzata in sostanza da manifestazioni strutturali molto diversificate e prive di qualsivoglia disciplina artistica, nella Poesia Visiva ci sono accenti diversi indicati a seconda delle tecniche e dei materiali impiegati. Possiamo distinguere cinque direzioni: la ‘poesia tecnologica', la poesia simbiotica', la 'poesia concreta', 'il gesto poetico' e 'il concetto poetico'. La ‘poesia tecnologica’ si propone di chiamare in causa il mondo tecnologico e di arrivare ai suoi mezzi di comunicazione mediante strumenti tecnici di espressione quali il foto giornalismo, le mappe geografiche, le tavole ecc. al fine di portare alla luce ingiustizie economiche, sociali, ecologiche e demografiche in maniera non estetizzante. Infatti l'espressione 'poesia tecnologica' si applica principalmente a quella che viene in genere considerata Poesia Visiva. Nella ‘poesia simbiotica' si impiegano tutti gli strumenti possibili per manifestare sentimenti e idee e in questo senso si parla di simbiosi degli strumenti espressivi. La 'poesia concreta' fa uso di tecniche derivanti dalla poesia concreta-visiva. Con il ‘gesto poetico' si sottolineano maggiormente il segno e il modo in cui viene trattato: poesia di azione e performance. Il ‘concetto poetico’ ha una stretta affinità con la poesia concettuale. 

Pertanto la Poesia Visiva ha molti punti in comune con movimenti paragonabili delle arti visive negli anni '60 e '70, vale a dire la Pop Art, il Fluxus, la Body Art, la Performance, l'Happening, l'Arte Povera, la Minimal Art (Minimalismo), la Mail Art (Arte postale), la Video Art, la Sound Sculpture (Scultura sonora) e l'Arte concettuale. Tuttavia la storica dell'arte italiana Rossana Apicella sottolinea alcune fondamentali distinzioni all'interno di questo ambito teorico. In una serie di articoli apparsi su Lotta Poetica, introduce i termini Monoglossia per le arti il cui significato (contenuto) si lascia comprendere esclusivamente mediante un solo significante consistente in un solo segno-sistema (verbale per la poesia, pittorico per le arti visive) e Singlossia per le arti il cui significato si rigenera attraverso la convergenza di due segni-sistemi (verbale e pittorico) complementari. La Poesia Visiva è singlottica, vale a dire è una mescolanza di elementi fonosemantici (verbali) e ideosemantici (iconici) inseparabili e tra loro in equilibrio interno. Quando i segni-sistemi non sono convergenti si parla di Paraglossia. Per finire Rossana Apicella definisce la Poesia Visiva praxiglossica nel senso che la poesia è ritenuta una forza dinamica che partecipa alla storia non con lo scopo di fornire una interpretazione passiva della società e degli avvenimenti sociali, ma con quello di farsi elemento attivo del processo storico, Tornando al precursori della Poesia Visiva, possiamo da un lato ipotizzare che nei Calligrammes di Apollinaire, nelle Parole in Libertà di Marinetti o nel Bezette Stad di Van Ostaijen il rapporto tra parola e immagine è illustrativo e quindi paraglossico; dall'altro, l'uso di materiale di testo nelle arti visive ad opera del cubisti, dei dadaisti e dei surrealisti si fonde generalmente con la plasticità del visivo restando pertanto monoglossico. La stessa cosa si può dire riguardo alla poesia concreta: se c'è una presenza iconica o ideosemantica la si può generalmente sostituire con un'altra (ad esempio testi geometrici o alfabetici) senza modificare per nulla il valore semantico dell'elemento visivo1. Se quindi, senza elaborare in misura eccessiva il dettaglio, facciamo un raffronto con le arti visive degli anni '60, in linea generale possiamo affermare che: i) il materiale linguistico nella Pop Art si esprime in termini di pura rappresentazione pittorica: ii) il testo nell'arte concettuale è una questione di presentazione visiva; (iii) nella language art l'elemento visivo dell'aspetto verbale è virtualmente o completamente assente e (iv) nell'arte della narrazione, testi e fotografie sono impiegati paraglossicamente, in altre parole i testi sono illustrati con fotografie e viceversa senza ibridazione tra i due segni-sistemi. Nella Poesia Visiva, tuttavia, la contaminazione artistica del linguaggio visivo da parte del linguaggio verbale è elaborata in maniera più sistematica. Cosi scrive il poeta visivo belga Paul De Vree: "L'investigazione della parola avviene in rapporto dialettico con l'immagine, per cui la struttura verbale-iconica cosi arrivata elabora una sorta di comunicazione che spinge il ricevente (lo spettatore) ad abbandonare la sua posizione passiva e stimola la sua competenza di giudizio tramite la partecipazione. Trasformando i mass media in cultura di massa, - la qual cosa secondo Marshall McLuhan è il solo modo per sopravvivere al bombardamento di informazioni - la Poesia Visiva ha conquistato il suo spazio che abbraccia e altrepassa ogni espressione formale esistente. Si annuncia come lingua dei segni che sostituisce la scrittura con l'immagine, il disegno, la grafica, la fotografia, il collage, il décollage, l'arte oggettuale, il progetto, il segnale, il segno, come una 'poesia totale’ che concepisce l'arte come attitudine e non come stile".2  La Poesia Visiva, in particolare, è una forma intrinsecamente eterogenea e polivalente con temi derivanti da molte discipline: letteratura, grafica e arte visiva, tipografia, giornalismo, pubblicità e arte pubblicitaria, cinema e video arte, fotografia ecc.  Di conseguenza sembra che non abbiano una storia e non di meno sono il fulcro in cui convergono molte linee di sviluppo e influenze, anche grazie al passaggio da una mentalità di tipo letterario ad una mentalità di tipo visivo.
Jan De Vree, Aspetti della poesia visiva, in Visual Poetry in Europe, Antiga Edizioni, 2016

1. Rossana Apicella, 'Proposta per un decennio, Lotta Poetica 28-31 (1973)
2. Paul De Vree, 'Visuele poezie', in: Belgie-Nederland. Parallellen in de Kunst na 1945, Bruxelles, 1980, p.145