Giovanni Fontana

Giovanni Fontana

DAL PRE-TESTO ALL'ULTRATESTO TRASVERSALE. I rapporti tra oralità, scrittura e tecnologie nella nuova poesia performativa, di Giovanni Fontana.
 

Nell'ambito delle forme poetiche non lineari, certi sostenitori delle arti tecnologiche tendono a far corrispondere l'ideologia della tradizione all'universo della scrittura, così come alcuni difensori ad oltranza della purezza della scrittura individuano nei nuovi media l'oggetto principale di una fede cieca che fa riferimento ad un progresso tecnologico falso ed ingannevole, invischiato nella melassa televisiva e sorretto esclusivamente dalla logica del mercato.
Questa grossolana quanto ingiustificata semplificazione sottolinea l'esigenza di porre maggiore attenzione alla dinamica delle relazioni tra i diversi universi linguistici; un'esigenza che si fa sempre più pressante, anche in relazione alla necessità di ridefinire il campo dei rapporti con il passato e di valutare le ragioni delle nuove direttrici tecnologiche.

L'universo monologico della scrittura convenzionale appare per molti aspetti insufficiente (specialmente quando alla caduta di carica oppositiva corrisponde l'asservimento utilitaristico), mentre lo spazio intermediale lascia chiaramente affiorare le sue potenzialità e suggerisce con insistenza la possibilità di individuare nuovi percorsi significanti (specialmente quando all'operazione estetica corrisponde l'indipendenza dai grandi sistemi di produzione).
Ma se da una parte la scrittura ci rivela i suoi limiti, dall'altra i nuovi media, anche quando svincolati dalle egemonie di potere, appaiono spesso tarati dal vizio post-moderno dell'auto-compiacimento.
Si tratta quindi di mettere a punto nuovi progetti che, rinunciando alla pretesa delle certezze assolute e seminando il dubbio, sappiano coniugare la memoria alla tensione verso il nuovo, puntando sulla contaminazione dei sistemi e sulla compenetrazione degli universi separati, per ritrovare energie adatte all'elaborazione di linguaggi che sappiano caricarsi di contenuti fortemente critici e che possano contribuire a ridisegnare l'idea di avanguardia, al di là di modelli nostalgici, stinti e sottomessi.

D'altra parte nell'ambito delle forme poetiche non lineari non è più assolutamente sufficiente avvalersi del semplice, acritico ed innocuo confronto statico di elementi di diversa estrazione.
Si tratta di sconvolgerli radicalmente intersecandoli, di fonderli smontandoli, di sovrapporli tormentandoli, di incrociarli per provocarne fruttuosi corti circuiti, per poterli meglio misurare con le contraddizioni della realtà; si tratta di stabilire regole precise che permettano ai segni di rivelarsi nella loro interezza e con la massima efficacia attraverso il reciproco sostegno degli elementi, in un gioco di relazioni in cui essi non siano più riconoscibili nei loro tratti originari; si tratta di sfruttare l'energia dell'interferenza, di ricercare altre sintassi per enucleare altri discorsi, efficaci e taglienti, con la consapevolezza che l'insieme delle parti non corrisponde mai alla loro somma.

Una strada di sicuro interesse è quella che si apre grazie all'interazione tra oralità e scrittura, quando l'una attraversa l'altra e viceversa, dove però entrambe abbiano perduto la loro connotazione tradizionale: l'oralità non potrà mai essere quella degli aèdi omerici, legata necessariamente alle tecniche della memoria naturale, bensì quella basata sulle memorie artificiali della scrittura, da una parte, e dell'elettronica dall'altra; dove la scrittura non sia più un sistema di riduzione e cristallizzazione di un'oralità potenziale subito denaturata, bensì il fertile terreno che accolga in sé il seme di possibili evoluzioni al di fuori della pagina scritta o stampata, anche attraverso la riadozione di antichi modelli.
Per questa via si giunge ad una nuova concezione di testo: un testo integrato, un politesto, un ipertesto multipoietico, un ultratesto trasversale basato su una nuova lingua (che non sarà semplice sommatoria delle lingue sussidiarie che vi partecipano), il quale preluderà ad una tessitura dinamica complessa (iper-hyphos), oltre la pagina, in una dimensione spazio-temporale.

Si potrà parlare, quindi, a proposito del testo scritto, anche di pre-testo, in quanto progetto, ma anche in quanto anticipazione ed occasione; pre-testo in quanto luogo da trasfigurare, pre-testo in quanto primo territorio d'azione da ri-perimetrare, in termini di spazio e di tempo, con il corpo (l'imposizione figurale, l'atteggiamento, l'espressione, la voce, il gesto, il movimento...), con gli oggetti (raffigurazione, con-figurazione, plasticità, colore...), con il suono (rumore, musica, articolazione fonematica, spazialità elettroacustica...), con l'architettura (punto, linea, superficie, volume, luce, colore...), con i supporti tecnologici (proiezioni, videoproiezioni, multivisione, laser, computer, impianti elettroacustici per la spazializzazione del suono, macchine sceniche...), con il rapporto con l'ambiente (relazioni con il luogo, con il pubblico, il contesto socio-culturale, spezzando il cerchio rituale e adottando confini labili, sfrangiati, frattali...).

Si tratta di ricercare in ambito performativo nuovi rapporti con le forme del testo, con l'intenzione di costruire una poesia antagonista che sia multidimensionale e pluridirezionale, multivalente e pluripotenziale, policentrica e multilaterale, poliritmica e multisonante, che non sia ripiegata su se stessa e sappia decisamente analizzare i territori che si estendono al di là del linguaggio letterario.

 

GIOVANNI FONTANA
"Canto"

GIOVANNI FONTANA
"Urlo"

LUIGI GALLINA
Scomposizione l
(linguaggio astratto)
Napoli 1933 - 35

GIOVANNI FONTANA, 2002
Senza titolo
Mista su carta, 29,7x21.